lunedì 14 febbraio 2011

E bravo cretino!

Rita Pani
14 febbraio 2011
alle ore 10.40
«Quella delle donne è stata una mobilitazione faziosa, vergogna.
Le dimissioni sono una proposta irricevibile, non ho tradito il mandato elettorale né ho tradito le riforme».[Quel tizio debosciato del Consiglio]



E bravo cretino!
Sputa ancora addosso, a chi ti vomita in faccia tutto il disprezzo,
fallo ancora un po’ perché non è bastato.
Vergogna? Detto da un Pacciani dilettante non è nemmeno un’offesa risibile, semmai un’onta, un’altra, che si aggiunge a tutte le altre di cui prima o poi dovrà rendere conto.



Per quanto io non mi sia mai detta fortemente rapita dall’iniziativa di ieri, non convinta né delle motivazioni, né del metodo, non posso accettare l’ennesimo insulto di un uomo da nulla che sempre più dà i segni dello squilibrio che lo attanaglia nel suo mondo surreale, dominato dal potere del danaro, capace di corrompere chi ha messo in vendita tutto di sé, compresa la dignità.

E bravo cretino!
Ha dovuto invitare milioni di donne a vergognarsi, lui che non sa cosa sia la vergogna. È un sentimento che dovrebbero provare i suoi figli pensandolo rinchiuso in un bunker sotterraneo, dove con la sua follia non pensa a conquistare o distruggere il mondo, ma guarda donne poco più che bambine, strusciare il culo contro un palo.
Ed è diversa da quella vergogna che certi figli provano davanti a un padre che non riconoscono, perso a vagare per strada in pigiama e pantofole, abbandonati dai loro pensieri.
Non è quella tenerezza che forse solo assomiglia alla vergogna, quella che dovrebbero provare i suoi figli, ma è l’orrore di avere un maniaco come padre, pericoloso per sé e per il suo patrimonio, deleterio per un’intera popolazione e che, se fossero furbi, provvederebbero a far interdire.
Sono una donna, una persona imperfetta, ma non accetto che mi si dica che in quanto donna io debba vergognarmi, perché le donne hanno voluto dire, gridando, che mai si venderebbero a un vecchio maiale, né per un piatto di minestra, né per un posto da ministra. La libertà, quella che la sua mente malata e i suoi pubblicitari ci hanno rubato, è un bene che non si compra ma si conquista. La libertà, quella vera, quella nostra lui ce la dovrà rendere prima o poi.
Cretino!
Non c’è proprio nulla per cui ci si debba vergognare, se non quella di aver troppo tardi iniziato ad alzare la testa, impegnati come eravamo a combattere altre lotte, come quelle per il lavoro o la sopravvivenza, che abbiamo sempre perso proprio perché nulla si può contro i cretini. Non c’è verso di indurli alla ragione, non si può spingere un cretino a guardare alle cose con un altro occhio, con una diversa prospettiva. Un cretino è un cretino. E quel tizio è il primo dei cretini, che paga qualcuno per pensare per lui.
Non c’è vergogna a tener alta la testa.
Non c’è vergogna nell’accorgersi pian piano che è giunto il momento di farsi valere per ciò che siamo – non solo donne – ma esseri umani.
L’unica vergogna che son disposta a concedermi è quella di sapere che non farò mai abbastanza per far sì che un cretino, megalomane, maniaco sessuale e drogato di sé stesso, continui a gettare le vite di persone per bene nella consunzione in cui le ha gettate, di povertà e disperazione, di tristezza e solitudine.
Forse proprio le giornate come quelle di ieri fanno sì che si possa credere, forse solo per un istante, che è possibile smettere, finalmente, di vergognarsi.
Rita Pani (APOLIDE)

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